Quante volte abbiamo provato a modificare qualcosa nel nostro comportamento e non siamo riusciti a perseverare nell’intento: troppo difficile, troppo lontano il risultato, la fretta della vita quotidiana ci hanno distratti e hanno interrotto la nostra strada verso il miglioramento.
Come abbiamo visto nell’ultimo articolo (puoi leggerlo qui) ciò che ostacola il cambio di abitudini è la direzione in cui esso avviene:
- possiamo focalizzarci sul risultato, cioè su ciò che otterremo da questo cambio (cosa vogliamo ottenere)
- possiamo centrare la nostra attenzione sul procedimento, ovvero su ciò che facciamo per ottenere il risultato (come lo otterremo)
- possiamo mantenere la nostra concentrazione sull’identità, cioè sui valori in cui crediamo (chi aspiriamo a diventare)
Spesso se partiamo dal risultato il percorso è troppo lungo e irto di distrazioni perché l’effetto si consolidi al punto da modificare la nostra identità e quindi garantirci un risultato duraturo. Se invece partiamo dall’identità, dal tipo di persona che vogliamo diventare sarà molto più semplice notare le tentazioni e avere buone motivazioni per evitarle senza sforzo: una volta compreso chi vogliamo essere possiamo fare piccoli passi per rinforzare l’identità che desideriamo.
“Che cosa farebbe una persona sana (o flessibile, o senza dolori, o che si piace…quello che volete)? Andrebbe a piedi o prenderebbe la macchina? Userebbe scarpe carine ma scomode o farebbe attenzione a cosa indossa? Starebbe sul divano o sperimenterebbe di sedersi sul pavimento con un cuscino?
Comportandoci come la persona che vogliamo diventare alla fine lo diventiamo davvero.
Supponiamo che una persona si approcci al Feldenkrais® per il mal di schiena: facciamo una lezione individuale di Integrazione Funzionale, la persona si sente meglio, il dolore è diminuito. Proseguiamo con le lezioni, dopo ognuna la persona sta meglio. Dopo un certo numero (dipende da come stava la persona all’inizio, dalla frequenza, dalle aspettative che ha) compaiono dei dubbi: “quando vengo qui sto bene per 3 o 4 giorni, poi tutto ricomincia come prima. Non funziona? Sono un caso disperato?”
Nulla di tutto ciò: in genere questa persona è venuta da me per iniziare un processo di cambiamento focalizzato su ciò che desidera ottenere, sul risultato: non avere più mal di schiena. E non ha messo assolutamente in conto che per migliorare occorre spostare l’attenzione sull’identità. Quando ci si prefigge un obiettivo non basta stabilire cosa fare per raggiungerlo, senza considerare le condizioni che condizionano le proprie azioni.
Quando mi pongono questa domanda sposto la loro attenzione su “Cosa stai facendo per mantenere i risultati che ottieni qui in un’ora?”
Durante la lezione passiamo gradualmente da una organizzazione vecchia a una nuova: all’inizio ti troverai ancora spesso nella vecchia abitudine, ma ora saprai riconoscerla e intenzionalmente passare a quella nuova. Ripetendo questo processo spesso tra una lezione e l’altra sarà naturale passare tra le due modalità, finché il sistema nervoso si sentirà abbastanza a suo agio con quella nuova, che fin dall’inizio era anche quella più comoda, per sceglierla in maniera definitiva.
Se non modifichiamo mai il modo con cui guardiamo noi stessi, non ci rendiamo neanche conto che la nostra vecchia identità può sabotare i nuovi progetti di cambiamento che abbiamo fatto.
Il modo che abbiamo di agire è un riflesso della nostra identità e immagine corporea, sia che ne siamo consapevoli, sia che non lo siamo. E molto spesso l’inconsapevolezza è quella mina vagante che disfa tutti i nostri sforzi di stare meglio senza che neanche ce ne rendiamo conto.
Frasi come:
- sono una persona rigida
- non sono mai stata capace di toccarmi le punte dei piedi
- non posso fare una serie di movimenti perché sono sovrappeso
- sono stata 30 anni in piedi, ormai non c’è più nulla che io possa fare
- la mia diagnosi è…
…e così via, sono tutte condizioni ideali in cui far naufragare il cambiamento.
Se ci raccontiamo la stessa storia da anni, è molto facile cadere in questa routine mentale e accettarla come immutabile. Nel tempo escludiamo alcuni tipi di azione perché pensiamo che per noi siano impossibili “io non sono fatto per quello”. Per il nostro sistema nervoso è molto importante mantenere questa immagine che abbiamo di noi, per farci sentire coerenti con le nostre convinzioni. Non vogliamo contraddire noi stessi. È qualcosa che va al di là dell’aspetto razionale (lo so perfettamente che mi fa male stare sui tacchi), perché se le nuove abitudini vanno contro la nostra identità non riusciremo a metterle in pratica.
Ecco perchè nel metodo Feldenkrais privilegiamo la lentezza, anche nel cambiamento. Mutamenti drastici ci pongono in conflitto con l’immagine che abbiamo di noi ed è più facile che li abbandoniamo. Mutamenti appena percepibili sono invece più semplici da integrare nel lento processo di miglioramento basato sull’identità.
Come si forma l’identità?
La nostra identità si forma sulle abitudini: siamo nati senza nessuna convinzione, e le abbiamo gradualmente nel tempo apprese, attraverso l’esperienza, immersi nella cultura a cui apparteniamo, venendo condizionati da essa.
Più ripetiamo un comportamento, più si rafforza l’identità associata a quel comportamento specifico. Se faccio le scale anche quando sono carica di borse della spesa, è la prova che sono una persona che tiene a mantenersi in movimento. Se lavoro in banca e tutte indossano i tacchi tenderò a farlo anche io, perché mi dà conferma che appartengo davvero a quell’ambiente. Più prove abbiamo di una convinzione, più saremo convinti.
Esperienze isolate danno effetti che scompaiono, mentre le abitudini provocano un effetto che si rafforza con il tempo, contribuendo a formare la nostra identità. La scelta quindi di ciò che ripetiamo frequentemente è ciò che ci porta gradualmente nel processo di diventare noi stessi. Si tratta di un’evoluzione graduale, ma anche di un cambiamento inesorabile. La direzione in cui facciamo avvenire questo cambiamento, se per migliorare o no, dipende dal tipo di scelte che facciamo
Ecco perché il Feldenkrais costituisce un approccio che può davvero cambiare le abitudini e aiutare le persone a diventare la migliore versione di se stesse.
Esso pone le persone a confronto con limiti che pensavano di non poter superare e che invece vengono abbattuti facilmente. Le persone si sorprendono di poter rendere la propria identità, attraverso la percezione corporea e il movimento, più simile a quella che desiderano avere ma pensavano impossibile da raggiungere.
Come e perché funziona?
Il metodo Feldenkrais® è un approccio somatico all’intera persona che differisce dalle altre discipline che riguardano il movimento per due ragioni:
- si propone come metodo educativo: sostituiamo quindi l’idea dell’esercizio con quella di lezione, alla fine della quale l’allievo ha imparato qualcosa di nuovo
- mette il movimento al servizio dell’intelligenza umana, grazie alla neuro plasticità del sistema nervoso: sfruttando i principi intrinseci al funzionamento del cervello l’apprendimento è più semplice e immediato
- gentilezza nell’approccio: se c’è dolore non dove aumentare, se non c’è non deve venire
- posizioni strane e nessun modello da imitare, che impediscono al cervello di prevedere dove si vuole andare a parare e quindi di applicare schemi di movimento già noti
- lentezza: in ogni momento si può valutare che cosa realmente si sta facendo e se c’è un modo migliore per farlo. Nella velocità non è possibile scegliere il meglio, ma solo ciò che già si sa fare
- possibilità di cambiare la direzione e la forza impiegata in un movimento, adattandola a ciò che la persona può fare in quel momento (sia per una patologia, un trauma, l’età o le caratteristiche di quel momento di vita)
Tutti questi elementi nel loro insieme costituiscono gli ingredienti essenziali per ottenere piccole vittorie durante la lezione che hanno un grande impatto su come si percepisce la persona, permettendole di avvicinarsi ogni volta di più al tipo di persona che desidera essere, ovvero di ottenere anche il risultato per cui il percorso era iniziato, ma attraverso un viaggio molto più arricchente e migliorativo dell’intero sè.
Se ti ho incuriosito puoi approfondire dettagli sul metodo qui oppure prenotare un colloquio conoscitivo gratuito scrivendomi qui