Settembre, come gennaio, è un momento in cui tendiamo a fare un bilancio, di come stiamo, di cosa vorremmo per noi stessi. La pausa estiva ci permette di avere il tempo per chiederci in che direzione stiamo andando, il suo ritmo lento ci fa riavvicinare a quella ciclicità sana e naturale, fatta di attività e riposo, che dovrebbe essere di ogni giorno e non solo delle vacanze. Torniamo così pieni di buoni propositi, decisi a cambiare antifona, ma…dopo poco ricadiamo negli stessi errori. Come mai?
1. Questione di obiettivi
Tendiamo a sopravvalutare l’importanza dei grandi cambiamenti e a sottovalutare invece il potere dei piccoli miglioramenti che si possono fare giorno per giorno. Ma grandi cambiamenti richiedono grandi energie e, passato l’entusiasmo del momento, troviamo tali obiettivi troppo difficili, fuori dalla nostra portata e rinunciamo. Questo circolo vizioso ci fa credere che per ottenere grandi risultati serva solo una grande disciplina e forza di volontà.
PRO TIP: Difficilmente i grandi cambiamenti avvengono tutto d’un colpo e con un grosso sforzo, ma piccole azioni quotidiane ci possono avvicinare alla versione migliore (o peggiore) di noi stessi.
2. Santa pazienza
Se oggi faccio un’ora di movimento sul tappetino, non sarò tanto più flessibile; se oggi faccio una lezione individuale, avrò lavorato su un aspetto della mia postura ma mi vedrò ancora con un po’ di gobba. La trasformazione è lenta ma inesorabile, sia che noi agiamo intenzionalmente per procurarcela, sia che non agiamo per pigrizia o perché pensiamo che ormai non ci sia più nulla da fare.
PRO TIP: La trasformazione avverrà comunque, la direzione in cui essa andrà dipenderà dalle nostre scelte quotidiane. Choose wisely.
3. Tempo amico
Ogni volta ciò che ci scoraggia è la latenza con cui l’inizio di una nuova buona abitudine ci porta al risultato desiderato. Vogliamo tutto e subito. Esiste però una soglia critica, quel punto in cui l’insieme degli sforzi fatti fino a quel momento genera l’inizio del cambiamento desiderato, portandoci verso una strada che è via via più semplice da percorrere. Per poter fare una differenza reale però, le abitudini devono perdurare abbastanza da superare questo livello critico. A questo punto potrà sembrare che il cambiamento sia un colpo di fortuna, quando invece è il frutto di quel minimo cambiamento in cui abbiamo perseverato ogni giorno con costanza. Se tengo dei lamponi congelati a -10° C non saranno pronti da mangiare, e neanche se andrò a -9°C o -7°C. Sarà solo a 0 gradi che inizieremo a vedere un cambiamento di stato, che li renderà progressivamente più morbidi e appetitosi, ma questo risultato non sarebbe stato possibile se prima non fossi passato attraverso tutte le temperature intermedie. Avrei potuto scaldarli tanto e subito ma, oltre a dover impiegare molta più energia, probabilmente li avrei danneggiati, rendendoli non più così appetibili.
PRO TIP: creare le condizioni perché la nuova abitudine non sia troppo difficile, nè troppo faticosa, per poter superare quella soglia critica oltre la quale il cambiamento inizia a manifestarsi.
4. Concentrati sul processo, non sul risultato
Il nostro cervello apprende per tentativi ed errori, guidato dal piacere e dalla curiosità. Portare attenzione a come facciamo una cosa, piuttosto che alla cosa stessa, ci permette di stare nel processo e di apprezzarlo e comprenderlo fino in fondo. Passiamo molto tempo a cercare di sforzarci di cambiare le cose, mentre sarebbe molto più semplice osservare ciò che c’è e iniziare a ridurre lo sforzo, che è l’unica cosa che ci tiene lontani dalla versione migliore di ciò che stiamo facendo. Se ci pensate sia i vincitori che i perdenti di una gara desiderano lo stesso obiettivo, ma ciò che fa la differenza tra loro è proprio il metodo con cui si prefiggono di arrivarci. E fortunatamente, la salute non è una gara a chi arriva prima.
Nelle lezioni Feldenkrais il movimento è sempre secondario al processo: tutti possono alzarsi da terra con un bel colpo di addominali, ma quanti saranno davvero in grado di farlo senza sforzo?
PRO TIP: concentrarsi sul processo, invece che sul risultato, ci mantiene in controllo in ogni momento di ciò che stiamo facendo, permettendoci di valutare la nostra scelta ci avvicina all’obiettivo oppure no e di conseguenza ci da il tempo di correggere la rotta.
5. L’obiettivo limita la felicità
Continuare a restare focalizzati sull’obiettivo significa continuare a rimandare la soddisfazione al prossimo traguardo. “Starò bene quando non avrò più mal di schiena”, genera un conflitto “o mi passa il mal di schiena, o non sarò mai più felice”. In questo modo però limitiamo la nostra soddisfazione a un unico scenario, raggiunto il quale spesso ci sentiamo di nuovo insoddisfatti. Per tornare all’esempio di prima se mi concentro sul venire seduto attivando gli addominali lo farò ad ogni costo, anche al costo di farmi male; se invece mi godo il movimento, senza pensare all’obiettivo, ci arriverò con la piacevolezza che mi farà venire voglia di ripeterlo, innescando, quasi senza accorgermene, una nuova abitudine più sana.
PRO TIP: stare nel processo, nel cambiamento che sto facendo ogni giorno ricominciando a muovermi e portando l’attenzione a me stesso significa non dover aspettare per sentirsi soddisfatti, ma sentire la soddisfazione fin da subito
Cosa fare nel concreto
- Sposta l’attenzione dal risultato (non voglio più avere mal di schiena) all’identità (sono il tipo di persona che vuole migliorare il proprio livello di salute).
Molto spesso le persone mi dicono “voglio cambiare” ma poi non vogliono modificare l’idea che hanno di se stessi.
A volte la versione che conosciamo di noi è il limite più grande al cambiamento che tanto desideriamo. La vita è movimento e anche noi, in quanto viventi, ci modifichiamo per adattarci al meglio a ciò che la vita ci propone
- Le nostre abitudini sono figlie dell’adattamento a una condizione passata: se l’obiettivo è cambiato possiamo salutare quella vecchia parte di noi.
Se Feldenkrais fosse ancora qui direbbe: “Quando vivi in Israele sarebbe molto utile avere un carro armato per uscire in strada, ma se devi trovare parcheggio a Milano nell’ora di punta forse è meglio se lo lasci in garage e prendi una Smart”.
La vita è movimento costante, stare fermi e non cambiare è ciò che ci procura dolore.
- Comincia dal piccolo: se hai sempre preso l’ascensore inizia a fare un piano di scale e poi prendi l’ascensore per proseguire.
I cambiamenti troppo drastici che cozzano con l’identità che sentiamo ancora di avere verranno presto abbandonati, perché ci fanno sentire incoerenti (oltre a spaventarci con una dose eccessiva di fatica)
- Più ripetiamo un comportamento, più si rafforza l’identità legata ad esso: se ti hanno sempre detto che sei gobbo, finirai per crederci e adeguarti restando ancora più gobbo.
In questo modo otteniamo la prova che la nostra convinzione coincide con l’identità che ci siamo costruiti.
Prova una piccola cosa nuova che risulti evidente nel tuo aspetto e ripetila per 30 giorni, alla fine di questo periodo ti sembrerà impossibile che una cosa così piccola possa aver realizzato il cambiamento avvenuto.
- Il modo più pratico per cambiare chi siamo è cambiare ciò che facciamo: nelle lezioni Feldenkrais si impara questo, sganciando il movimento dalla prestazione e dal risultato ad ogni costo ma trovando modi alternativi di fare la stessa cosa, solo meglio e con minor fatica, senza sforzi inutili.
Mantieni questa attitudine nella vita di tutti i giorni, interrogandoti sul “come” più che sul “cosa”: se dovessi aprire quel barattolo per la prima volta come lo farei? se dovessi parcheggiare l’auto cosa mi farebbe stare più comodo per guardarmi indietro?
Decidi chi vuoi essere e dimostratelo con piccole vittorie. Chiediti che tipo di persona è in grado di ottenere il risultato che vuoi e le azioni verranno di conseguenza.
Se stai cercando da tempo di fare attività fisica ma la pigrizia e il tempo te lo fanno sembrare impossibile, se hai dolore e temi che muoverti possa peggiorare le cose, se non ti piace l’immagine di te che vedi nello specchio o nelle fotografie, se chi ti conosce ti fa notare un’asimmetria, per queste e per molte altre situazioni il metodo Feldenkrais ti offre l’occasione giusta per imparare a cambiare le tue abitudini che ti tengono inchiodato a ciò che di te vuoi cambiare, ma non sai come. Ti offre un metodo per muoverti con più consapevolezza, un appuntamento settimanale per misurarti con te stesso senza ansie ma divertendoti e godendoti il percorso, un modo di auto educarti per raggiungere gli obiettivi e la salute che desideri. Il tutto divertendoti e senza fare fatica
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Conoscere se stessi è la cosa più importante che l’essere umano può fare di sè.
– Moshe Feldenkrais –