Piedi flessibili per passeggiate in libertà

Con l’inizio della bella stagione si moltiplicano le occasioni di fare belle passeggiate ed escursioni. Qualche volta però, dopo essere stati a lungo fermi, spesso seduti, lo sforzo che viene richiesto al corpo fa comparire dolori e fastidi, non solo ai piedi ma anche a ginocchia e anche. Scopriamo insieme come la flessibilità dei piedi viene influenzata dalla scelta delle scarpe.

Come funzionano i piedi

La postura a due zampe, caratteristica dell’uomo, ci ha permesso di realizzare molte altre attività e ha contribuito a ingrandire il nostro cervello. Tuttavia stare ritto su due appoggi, anzichè su quattro, costituisce un’ardua sfida: da un lato con potenzialità molto maggiori di variabilità ed adattamento, ma dall’altro con una costante ricerca di equilibrio.

Il peso viene distribuito su tutta la pianta del piede ma in proporzioni non uniformi: 3/6 sono sul tallone, 2/6 sull’alluce e 1/6 sul minolo (lo sapevate che anche il quinto dito ha un nome?).

Avrete già capito che se la tendenza nell’appoggio è quella di sollevare gli alluci oppure di non appoggiare bene il tallone, l’equilibrio e le migliaia di possibilità di adattamento che le tante articolazioni della caviglia e delle dita dei piedi possono fare vengono seriamente compromesse.

Ma a spese di chi?

Molto spesso le prime a pagare lo scotto sono le ginocchia, che, incastrate tra piedi e bacino, non possono fare altro che adattarsi al posizionamento dei piedi. Qualche volta invece sono le anche e la zona lombare ad assumere posizioni lontane dall’allineamento scheletrico ideale, con conseguente affaticamento e dolore, che possono comparire anche dopo anni in cui all’apparenza andava tutto bene.

Il nostro scheletro è come una casa e i piedi ne sono le fondamenta: se le fondamenta sono compromesse la casa vacilla e anche se non cade perchè abbiamo un cervello intelligente che ci permette di restare in equilibrio, viene richiesto uno sforzo eccessivo per qualcuno dei piani superiori.

I piedi sono i nostri occhi sul terreno

A me piace molto partire dalla biologia per capire il perchè di quello che facciamo: i nostri adattamenti biologici hanno un’origine molto più antica di qualsiasi fattore di tipo culturale e ci spiegano in quale direzione il nostro corpo si è perfezionato nell’arco di milioni di anni, un tempo molto più lungo rispetto alle decine di anni che in cui può persistere una preferenza culturale o sociale).

Quando siamo passati dallo stare sugli alberi ad esplorare il terreno (storia affascinante, ne parleremo ancora) i piedi sono stati come un paio di occhi in più: mentre i nostri occhi ci dicono che cosa si prospetta all’orizzonte, se una preda, un amico o nemico, i piedi ci informano di come sostenere al meglio il nostro peso verticale, mandando una serie di input al cervello per dire a tutto il corpo come adattarsi alle irregolarità del terreno. Ecco che la testa trova le sue condizioni ideali per scrutare l’orizzonte.

Forza e flessibilità

I piedi sono quindi strutturati per essere molto flessibili e sensibili alla minima variazione del terreno: abbiamo ben 26 piccole ossa che permettono infiniti adattamenti alle condizioni imprevedibili della superficie su cui camminiamo. E’ stato calcolato che ammettendo che ogni articolazione che collega due di queste ossa possa fare solo due movimenti (flettersi ed estendersi) le combinazioni possibili siano dell’ordine dei miliardi.

L’essere umano nasce senza scarpe e il suo piede ha la forza e l’elasticità necessarie per svolgere egregiamente il proprio compito senza di esse. Premere correttamente con il peso del corpo sul tallone non solo mantiene stabili ma attiva anche la pompa circolatoria che rimanda efficacemente il sangue al cuore e stimola il sistema linfatico contribuendo a eliminare le scorie e trasmette alle ossa quell’input che permette loro di restare forti e sane (ecco perchè uno dei problemi degli astronauti è proprio l’osteoporosi, poichè stanno a lungo tempo senza premere i piedi su una superficie sotto l’effetto della forza di gravità).

La scelta delle scarpe influenza la postura di tutto il corpo

E quando mettiamo le scarpe?

E’ passato decisamente del tempo da quando cacciavamo nella savana in gruppo e le donne accudivano i bambini trasportandoli in braccio per lunghi tratti, tuttavia i nostri piedi non sono cambiati così tanto. Hanno ancora bisogno di modellarsi e adattarsi alle irregolarità del terreno, di muoversi liberamente e di costituire il nostro secondo paio di occhi.

Tuttavia quasi nessuno oggi cammina scalzo (una scelta del genere viene considerata comprensibilmente pericolosa e eccentrica in strada, e in casa viene di solito protetta da morbide calze): questo ha un effetto sulla mobilità dell’intera persona. Mettendo le scarpe, che seguono la moda e cambiano la loro forma nel tempo, non modellandosi sul piede bensì sui dettami propri di una determinata cultura, influenziamo come il piede può o non può continuare a fare il suo lavoro. Da semplici strisce di cuoio alle iconiche Louboutin dalla suola rossa o alle più famose scarpe sportive, pochissime calzature hanno mantenuto ciò di cui il piede ha bisogno.

Suole con il tacco e punte troppo strette rispetto al reale spazio di cui hanno bisogno le dita dei piedi per adattarsi al terreno modificano radicalmente il nostro modo di stare in piedi. Questo fattore, sommato alla quantità di ore durante la giornata in cui indossiamo scarpe e al fatto che per la maggior parte del tempo stiamo seduti, sta impattando intensamente sulla salute dei nostri piedi e della postura e sulle reali possibilità di movimento di tutta la persona.

Come scegliere allora le scarpe più adatte?

  • FLESSIBILI: la suola deve poter essere piegata facilmente con le mani, quasi arrotolando la scarpa su se stessa. Questo esclude a priori le zeppe, gli zoccoli e le scarpe con plateau. Anche le scarpe con il tacco non sono flessibili, perché creano un eccessivo dislivello tra tallone e dita, imponendo una flessione continua di queste ultime, a scapito del polpaccio i cui tendini tendono ad accorciarsi.
  • SOTTILI: molto spesso si pensa che le scarpe da ginnastica siano la panacea di ogni male. Già da qualche stagione però vengono proposte sneakers e anfibi con una spessa suola rigida alta più di 4 cm, per farci sentire più alte. I nostri sensori del piede sono intelligenti, ma non hanno i raggi X. Hanno bisogno di sentire direttamente le irregolarità del terreno come sassolini e ciottoli sconnessi per mandare il messaggio corretto ai piani superiori.
  • PIATTE: ovvero senza dislivello tra dita e tallone (guardate molto bene le vostre sneakers, molte non sono così piatte da poter essere definite drop 0). Ricordate la suddivisione dello scarico del peso? se il tallone sta più su delle dita i 3/6 di peso che gli spettano rotolano a valle. Non solo: tenere costantemente il tallone sollevato accorcia la muscolatura e i tendini del polpaccio e modifica il naturale allineamento del bacino portando a un eccessivo inarcamento della lombare
  • LARGHE: osservate le dita dei piedi di un bambino: la forma del piedino non ha più nulla a che vedere con la forma delle scarpe strette che potete vedere indossate da un manager sotto la giacca e la cravatta o con le scarpe a punta che si trovano in qualsiasi armadio femminile. Forse che la forma dei piedi cambia con la crescita? sì, ma solo perchè siamo noi a deformarla mettendo scarpe più strette del necessario

Per la tua prossima passeggiata

Se dopo aver letto questo articolo vorrai provare ad osservare come stai camminando e vorrai provare a migliorarlo a partire dai tuoi piedi procedi per gradi:

  • se sei abituato a usare scarpe rigide e poco flessibili concediti un po’ di tempo in casa scalzo: puoi allenarti su una superficie interessante per i tuoi piedi ma abbastanza sicura e confortevole come può essere un tappeto ruvido con qualche piccola variazione (il nostro cervello adora le variazioni!) offerta da piccoli oggetti come castagne, palline di diverse dimensioni, tappi di sughero, pennarelli su cui ogni tanto portare il peso mentre cammini sul tappeto
  • seduto o in piedi gioca a sollevare in maniera alternata l’alluce e le altre dita oppure sperimentati nel sollevare con le dita dei piedi un fazzoletto o una matita
  • se cammini tanto ma usi sempre scarpe molto sostenute e rigide non passare subito a scarpe molto flessibili: integra nel tuo armadio una scarpa a pianta larga e drop 0 e inizia a usarla su tratti brevi. Prima di riuscire a usarla comodamente potresti scoprire che c’è un po’ di lavoro nuovo da imparare e di flessibilità da recuperare per le caviglia, le anche e per la zona lombare
  • cammina scalzo nella natura: erba, legno, sassi, ciottoli, terra, ghiaia…scopri i mille stimoli che il pianeta può offrire ai nostri piedi; mano mano che ti sperimenti scoprirai che è sempre più facile mantenere l’equilibrio anche su quelle superfici che all’inizio erano dolorose: il tuo piede sta tornando flessibile e invece di concentrare lo stimolo di un sasso aguzzo in un sol punto lo distribuisce su tutta la pianta
  • se hai bambini: usa le scarpe il meno possibile in casa (e sceglile secondo le caratteristiche indicate sopra) e non perdere occasione per farli camminare scalzi fuori. I bambini si tolgono naturalmente le scarpe perchè sentono che così tutto funziona meglio. Sono molto più vicini di noi a sentire che cosa va bene per il loro corpo, perchè meno condizionati di noi dalle regole e dalle mode. Più possono allenarsi scalzi (meglio se su terreni non uniformi, come invece sono i nostri pavimenti domestici) più saranno invogliati a sperimentarsi con il corpo perchè sicuri delle loro basi d’appoggio. E come ci insegna la psicomotricità, più il corpo è libero più la mente cresce libera

Ti ho incuriosito? ti sono stata utile? Seguimi per altri consigli sulla postura e il movimento libero attraverso il metodo Feldenkrais oppure iscriviti a uno dei miei corsi. Mi trovi anche su Instagram.

Piedi flessibili per passeggiate in libertà
Torna su